martedì 27 novembre 2012

Lucida le scarpe della follia ed indossale

Periodo triste.
Non te ne va una per il verso giusto..sembra che le sfighe ti si siano attaccate addosso come mosche sull'arrosto appena sfornato.
Ok..potrebbe andarti peggio..ma non riesci a vedere quello spiraglio di luce che in un periodo più solare ti avrebbe fatto sorridere.
Le risatine isteriche sono all'ordine del giorno..nessuno conosce più i tuoi 32 denti dal bianco smagliante un po' consumato dai continui cocktail a base di succo d'arancia,campari e limone..al massimo possono scorgere un ghigno malefico che si allarga sempre più con venendo a conoscenza di numerose e tristi disgrazie altrui.
Non vale il detto “mal comune mezzo gaudio”.
Sfortuna condivisa non genera risa..dico io.
Piove..ti bagni..c'è il sole..ti secchi..e puntualmente incontri chi non avresti mai dovuto vedere in quel contesto..
Menti..ridi..scappi..le calamite acchiappa guai le vendono in saldo all'Obi forse?
Carta di credito prosciugata in lieta compagnia del vecchio conto in banca..se non mi conoscessi così bene mi sarei aspettata una bella e salutare crisi di nervi in arrivo..
Ma se è vero che dopo il temporale c'è il sereno, cosa può meglio giovare ad una già precaria salute, di un'ininterrotta pioggerellina umida e sciatta London style?
Ti bagni e non ti asciughi.
Resti bagnato..ovvio..e l'umidità che ti avvolgerà ogni volta che uscirai da un nuovo negozio tentando di terminare le commissioni imposte da una matrona autoritaria ed instabile, ti ricorderà che il mondo non è giusto..gira e basta..quindi se non ti porti dietro un ombrello, o due cambi sei out tesoro..bagnato, destinato a bagnarsi e soprattutto esposto al pubblico ludibrio.
Il fatto che io stia delirando mi è chiaro..ma se non fosse così non sarei io..e non troverei gradevole la sola compagnia del mio cervello deviato..non è un jet privato, ma per le chiamate intercontinentali neurone-neurone funziona ancora molto bene.
Come dicono gli esperti..i ghiacci si stanno sciogliendo..quindi la materia celebrale contenuta dalla mia scatola cranica sarà destinata ad assomigliare all'interno di un flaccido ossobuco..dando ragione ai più che in tutti questi anni mi hanno tacciata di insensibilità a ciò che mi circonda (come se una colonna vertebrale o una mucca sfatta si potessero rivelare elementi degni di attenzione metaforicamente parlando, s'intende).
Volevo parlare della tristezza che mi ero lasciata alle spalle..ma senza alcun tipo di freno inibitore ho fatto riaffiorare la parte peggiore del mio “Greatest hits” di turbe psichiche..e ragazzi..da quant'è che le stavo mantenendo in silenzio??!!
Preoccupatevi, preoccupatevi..fate bene..ma leggendo tra le righe scoprirete che tutto questo ha un senso, che tra le parole apparentemente scritte a caso e deposte su questo povero foglio elettronico ci sono una marea di significati nascosti, degni della miglior setta massonica in circolazione..che il mio troppo esaltato brain ha elaborato tutto questo per fornirvi la prima chiave di lettura della mia difficile personalità..
Se diventerò una giornalista famosa potrete usare queste parole contro di me..mi sembra una prospettiva allettante per un baldo giovane che è riuscito a leggere tutto fini in fondo..
Nel caso di morte prematura..vi prego..non trattatemi come il Pascoli(rip)..non c'è nessun fanciullino nascosto..a meno che per fanciullino non intendiate il mio fratello scassa boxes che si è nascosto sotto il letto per farmi un agguato.
Gli insegnerò a stare al mondo anche da parte vostra..abbiate fede!
Arriverà nei prossimi giorni, mesi o anni una nota che terrà compagnia a questo delirio estemporaneo..nel frattempo..tanti baci, riproducetevi e rendete fiera la nonna!
Concludo con una frase celebre: “Che amarezza!”

La giostra gira per tutti

Dal diario Vista,26 Novembre 2012, h 23.05 Sento il bisogno di scrivere, è una spinta che mi viene dallo stomaco e coinvolge i pensieri. Ora non so cosa devo dire, so solo che le parole che spingono per venire fuori avranno un senso quando sarò giunta al termine di questa pagina virtuale. Mi sento sola anche se sono piena di persone intorno, la giostra della vita sta girando e io sono a terra che la guardo, come se ci fosse una lunghissima fila nella quale io occupo l’ultima posizione. Il desiderio di salirci sopra è mitigato dal senso di estraneità. Sono lì a fare un bilancio delle cose che mi accomunano ai partecipanti di quello che so essere un bellissimo gioco. La fila sembra non scorrere mai e invece che essere scocciata per l’attesa, ho come la sensazione di non meritarmi un posto sopra, ho il pensiero fisso che sia giusto che siano gli altri a divertirsi, che ci sia qualcosa in me che non va e questo mi tiene ancorata a terra. Mi viene da piangere ora, ma le lacrime non scendono, rimangono incatenate tra la gola e la bocca dello stomaco amplificando come una lente il senso di vuoto che sento in me. Più rifletto e più mi infurio. Dov’è finita la persona che ero? Perché sembra non esserci traccia di ciò che mi faceva stare bene, delle piccole cose che messe in fila o anche in disordine rendevano bella una giornata, delle pagine di un libro da terminare che mi facevano fare le ore piccole, delle note della chitarra che sapevano riempire un pomeriggio, dei fumetti da disegnare per provare a creare una graphic novel, della bicicletta usata per esplorare le colline quando mi emozionavo per un tramonto e partivo con la macchina fotografica per trovare il punto più bello per fotografarlo, dell’interesse per l’attualità, dell’intraprendenza di imparare da sola o anche solo di imparare osservando gli altri, della voglia di scrivere, di raccontare, di raccontarmi? Scende una lacrima solitaria, ma non l’ho chiamata io. Quand’è che ho smesso di sognare, di credere in me stessa? Dove sono finti l’ironia e il sarcasmo che mi permettevano di esprimere quello che volevo comunicare? La giostra continua a girare, io sono ancora a terra piena di mille tentazioni, mi perdo, mi ritrovo, ricado nell’oblio assuefatta dal cibo e dalle giustificazioni. Sono in fila piena di paure e dubbi, ma nonostante tutto sono lì. Scendono numerose lacrime. Sono talmente tante che mi svegliano dal torpore. Ho due gambe, due braccia, un cervello, la salute e la giovinezza dalla mia parte, ipoteticamente non c’è nulla che io non possa fare. La fila avanza. Arriva il mio turno. La tentazione di scappare è folle, ma ho le gambe paralizzate. Poi vedo un cartello. “ Il giro si paga alla fine, ognuno dovrà dare ciò che il giostraio riterrà giusto. Non si accettano soldi”. Sorrido e salgo. Non so chi si siederà accanto a me. La giostra gira per tutti.